Nuovi Municipi

Newsletter settimanale della Rete del Nuovo Municipio

n. 200, 14 Gennaio 2011

www.nuovomunicipio.org

 

 

COL FIATO SOSPESO

 

Questo numero 200 (chi lo avrebbe mai detto?) di Nuovi Municipi, contravvenendo agli obblighi culturali di una newsletter, non segnala alcuna notizia, alcun appuntamento, alcun evento. Non certo per solennizzare la cifra tonda, né tanto meno perché di segnalazioni possibili non ve ne siano, nell'ottica neomunicipalista che continua a proliferare a volte dentro a volte fuori la Rete; ma perché la cosa più importante, in questo preciso momento, sta avvenendo a Mirafiori, un luogo - comunque lo si voglia vedere - lontano da ogni Municipio, vecchio o nuovo che sia: i dipendenti di quello stabilimento sono chiamati a ratificare o a respingere un accordo che, a prescindere dall'esito del referendum, in ogni caso muterà stabilmente il corso delle relazioni sindacali, economiche e politiche in questo Paese. E questo è qualcosa di cui anche una newsletter dai tematismi circoscritti come questa non può non occuparsi: faremo dunque, cercando di prender posizione il meno possibile, due brevi osservazioni al riguardo.

In primo luogo, non saremo i soli a ricordare le parole pronunciate qualche anno fa (21 Settembre 2006) dallo stesso Amministratore Delegato di FIAT: il costo del lavoro, sosteneva allora Marchionne, incide per non più del 7-8% sui costi complessivi nel settore auto, «quindi è inutile» - testuali parole - «picchiare su chi sta alla linea di montaggio pensando di risolvere i problemi». A parte improbabili folgorazioni sulla via di Damasco, se Marchionne è sempre Marchionne e la FIAT sempre la FIAT, questo ci dice che la posta in gioco non è affatto di carattere produttivo, economico o finanziario: si tratta di un obiettivo squisitamente politico, di una manovra volta a slegare le mani dell'imprenditore da qualunque vincolo di contrattualità pubblica o anche solo di responsabilità collettiva. Il rischio, immediato e gravissimo, è chiaramente quello di azzerare il riconoscimento del lavoro come bene comune per cui il Nuovo Municipio si batte da tempo, rendendolo una faccenda in tutto privata fra due soggetti portatori di possibilità e interessi decisamente sproporzionati - e che, quindi, è facilmente esposta a scivolare nei binari del patto leonino quando non (come molti pensano oggi) del puro e semplice ricatto.

La seconda considerazione, più strettamente attinente ai temi consueti per questo foglio, riguarda invece l'annoso tema dell'individuazione dei decisori competenti in un processo di deliberazione: chi mai, e sulla base di quale diritto, avrebbe potuto investire gli operai di Mirafiori della responsabilità di decidere il futuro del lavoro, del capitale e dell'economia in Italia? Eppure è proprio questo che oggi si chiede loro, di scegliere fra due mali - poco invidiabile posizione - quello minore non per sé, per la propria famiglia, la propria azienda, la propria città o la propria classe sociale, ma per tutti. È immediato notare come questa situazione si sia potuta produrre solo grazie all'abdicazione, da parte di uno Stato evidentemente troppo preso da vicende personali, dall'esercizio di un qualunque potere regolativo, nonché a causa dell'opportunismo o - secondo altri - dell'eccessiva rigidità di chi, da una parte e dall'altra, ha accettato di dividere permanentemente il fronte della rappresentanza sindacale; situazioni che hanno, entrambe e congiuntamente, aperto la strada ad un'arroganza che non aspettava altro per tornare prepotentemente a galla. Meno immediato è osservare quanto efficiente possa mostrarsi questo fittizio modello di "ascolto" delle parti interessate, che ne prende in ostaggio una frazione più debole o più esposta e le assegna surrettiziamente un ruolo di rappresentante globale che essa non può, e non deve esercitare: immaginate quanto bene può funzionare, questo mirabile schema, anche nel caso di un'installazione pericolosa, di un'infrastruttura inutile o di una grande opera devastante?

Malgrado ogni sforzo, non riusciamo proprio a vedere come l'essere arrivati a questo punto possa celare un qualunque segnale positivo. In silenzio e col fiato sospeso, dunque, attendiamo di conoscere gli esiti del referendum di Mirafiori; sapendo bene che, comunque vada a finire, esso segna in ogni caso una battuta d'arresto: per il lavoro, per l'economia, per la democrazia.

 

 

 

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