Newsletter
settimanale della Rete del Nuovo Municipio
n. 164,
12 Febbraio 2010
A prescindere da quello che sarà l'esito finale
delle indagini e dei giudizi, come pure dalle posizioni tattiche assunte dalle
varie forze in campo di fronte alla bufera giudiziaria, è comunque avvilente
vedere gettata nella polvere una di quelle (peraltro poche) strutture di
servizio che, nel nostro Paese, si occupano di proteggere un patrimonio comune -
in questo caso la salute pubblica - piuttosto che di disperderlo con
scientifica dissennatezza; e oltre che avvilente è terribilmente inquietante:
che cosa potremmo pensare infatti, su come quel patrimonio è stato e viene tuttora
amministrato, se anche una minima parte delle accuse mosse dai
magistrati al "sistema" della Protezione Civile
italiana si dimostrasse poi fondata? Certo è che da tempo non mancavano - e
senza ricorso ad intercettazioni di sorta - presagi sempre più preoccupanti della
graduale trasformazione di un istituto, nato come organismo di controllo e di
coordinamento, in agenzia di intermediazione per l'assegnazione di appalti
pubblici: un'operazione di aziendalizzazione di fatto che ricorda molto da
vicino le "liberalizzazioni" dei servizi pubblici - quelle coronate
dalle recenti disposizioni del Parlamento in materia di servizio idrico - e che
ha portato al conio della felice espressione (e della meno felice pratica) di
"Protezione Civile SpA". Diciamo questo, sia chiaro, senza
minimamente ipotizzare illeciti o irregolarità in tale stile di gestione:
questo è compito di altre agenzie istituzionali e culturali, di cui siamo
fortunati a non condividere gli obblighi; ma vogliamo sottolineare che, anche
nell'ipotesi di completa infondatezza delle accuse e, quindi, di perfetta
trasparenza nell'operato degli amministratori del "sistema", questo
avrebbe comunque rappresentato una stortura per la democrazia in quanto
verticalizzazione oligarchica (e su base non elettiva) delle procedure di
decisione in un ambito in cui, invece, è quanto mai vitale - in tutti i sensi
dell'aggettivo - che la gestione ed il controllo siano interamente esercitati
dal pubblico. Cercheremo quindi di mettere a frutto l'avvilimento, procuratoci
da quella che ha tutta l'aria di essere una pessima
pratica (così lontana da quelle che ci sforziamo ogni settimana di segnalarvi,
quelle buone), traendone un duplice insegnamento. In primo
luogo, la vicenda mostra che, anche quando non si espone a dubbi di liceità, la
gestione con criteri privatistici di beni e servizi pubblici non funziona,
perché alloca il potere decisionale in sedi e soggetti differenti da quelli che
ne detengono la titolarità - vale a dire i cittadini; e questo dovrebbe farci
riflettere con attenzione su molte delle opzioni strategiche che si vanno
recentemente affermando in questo Paese. In secondo dimostra che, in questa
materia, l'accentramento dei poteri decisionali ed il loro esproprio rispetto
alla discussione pubblica generano sistematicamente distorsioni che - sempre
nella migliore delle ipotesi - vanno in ogni caso ad incidere sulla
trasparenza, sull'efficienza e sulla reale effettività delle procedure; e
quindi anche sulla condivisibilità dei loro esiti, che non possono valersi di
alcuna pre-garanzia di democrazia reale. Ne discende un terzo e ancor più
stringente insegnamento, che riguarda non più "loro" ma noi stessi:
assodato che le relazioni verticali
mostrano quasi ovunque la corda, l'unica via d'uscita dalla irresponsabilità privata nella gestione
della cosa pubblica sembra stare nella costruzione - rigorosamente "dal
basso" - di una rete di relazioni orizzontali
di corresponsabilità: una vera rete
di (auto)Protezione Civile che, nel
recupero delle matrici etimologiche dell'espressione, punti verso
l'affermazione della condivisione delle scelte come unica forma autenticamente
democratica di governo - anche nelle avversità, anche nelle emergenze. Ma
questo non è che un altro nome di quello che, al Nuovo Municipio, chiamiamo da
anni partecipazione.
A Bologna da Domenica il Green Social Festival 2010
"Verde" e "sociale"
sono diventati aggettivi di largo consumo, nel mondo infestato dai rifiuti
della globalizzazione; ma un conto è utilizzarli come semplici e vuoti motti,
un altro come parole d'ordine operative capaci di orientare un campo
multidimensionale di azioni verso la sostenibilità reale: è il secondo il senso
della sfida raccolta da questo festival
pluri-progettuale.
Una
Scuola di Alt(R)a Amministrazione a Milano il 12 e
13 Marzo
Dalle loro origini nel fuoco di lotte di
resistenza alla dimensione di progettualità condivisa di oggi, partecipazione e
sostenibilità ne hanno fatta di strada; eppure c'è ancora qualcuno che pensa
che l'amministrazione "altra" non sia a tutti gli effetti
"alta"; una scuola in due
giornate, dedicata essenzialmente
agli amministratori di Comuni medi e piccoli, prova a dimostrarlo.
Local Solutions for Change: il dopo-Copenhagen parte da
Perugia in Aprile
Una Conferenza
Internazionale per il Clima che nasce sotto il segno esattamente opposto
rispetto a quella di Copenhagen: piuttosto che soluzioni verticistiche a
problemi mondiali, essa cerca risposte corali in grado di trasformarsi, a
partire dal basso, in strategie positive e condivise per la riconversione
autosostenibile dello "sviluppo" - nel suo doppio passo tra locale e globale.
Approfondire la democrazia come stile di vita: a Maggio un
grande congresso in Argentina
Dalla crisi globale ed epocale della politica
si esce non già tornando indietro, ma piuttosto andando avanti: non una
restaurazione, dunque, ma un rinnovamento che trasformi la democrazia da
nominale in sostanziale, radicandola nella vita delle comunità come pratica
condivisa di autogoverno. Un congresso
mondiale a Rosario traccia
le rotte di questa rivoluzione partecipativa.
Il Nuovo Municipio "ci mette la faccia"
Il web 2.0 non serve solo per far
chiacchiere o curiosare nelle case altrui, ma anche a dare visibilità e
capacità di interazione creativa a gruppi ed eventi che, senza di esso,
resterebbero confinati nelle nicchie anguste e sterilizzanti dell'incontro
casuale. Esattamente un anno fa, anche
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