Newsletter settimanale della Rete del Nuovo Municipio
n. 134, 2 Aprile 2009 - Domani a Firenze l'Assemblea del Nuovo Municipio
Cari Reticolari,
questo numero della newsletter esce senza le consuete segnalazioni di appuntamenti e notizie perché, alla vigilia dell'Assemblea dei Soci della Rete (in programma domani a Firenze), abbiamo scelto di concentrarci su un solo tema: noi stessi. Gli aggiornamenti ritorneranno regolarmente nel prossimo numero; a partire dal quale, però, l'articolo di apertura sarà sostituito da brevi dossier ciascuno dedicato a un caso eccellente di pratiche neomunicipaliste: pensiamo infatti che, molto più che come agenzia di informazione o di critica dell'informazione, la Rete debba funzionare come collegamento operativo, di supporto e di autopromozione fra esperienze di innovazione reale. Grazie per averci seguito e sostenuto fino ad ora, e un augurio di buon lavoro comune per il futuro.
Succede oggi, in Italia. In diverse città, tafferugli nei pressi dei presidi sanitari in cui - senza, per ora, alcun sostegno normativo - vengono rifiutate cure mediche agli immigrati privi di permesso di soggiorno; nel frattempo, diverse centinaia di persone risultano disperse nel naufragio delle imbarcazioni di fortuna su cui, dalla Libia, tentavano chissà perché di raggiungere le coste italiane. Ancora, qualche settimana fa il capo del Governo, preoccupato a quanto pare dell'efficienza e dell'economicità dei lavori del Parlamento, propone che d'ora in avanti a votare in aula siano soltanto i capigruppo; contemporaneamente, critica apertamente i Parlamentari per la neghittosità, e la Costituzione per la limitatezza, a suo dire "ridicola", dei poteri che conferisce alla sua figura. Due giorni fa, infine, la Conferenza Stato-Regioni sottoscrive un'intesa che convalida di fatto il cosiddetto "Piano casa" del Governo; del quale nello stesso momento apprendiamo che, oltre a misure volte a favorire l'ampliamento delle abitazioni esistenti, prevede anche il progetto di costruire dal nulla nuovi insediamenti urbani (dove?), immodestamente definiti "a misura d'uomo". Il tutto mentre - in Italia ancor più che altrove - imperversa una recessione che, a detta degli esperti, potrebbe portare presto il tasso di disoccupazione a superare il 10%, i consumi al -2% e il PIL al -4,3%: se qualcuno ancora nutriva dei dubbi circa l'indefettibile creatività di questa politica e di questa società, da questo momento può tranquillamente considerarli sciolti.
In una situazione come questa, non è facile vedere prospettive aperte per un'organizzazione che, come la Rete del Nuovo Municipio, ha come fine statutario la promozione del cambiamento: è inevitabile che esso passi in secondo piano, quando ad esser minacciate sono le stesse basi strutturali e normative della convivenza civile. Come vendere la solidarietà e la convivialità a chi predica e pratica l'esclusione, la partecipazione e la scelta condivisa a chi ha una così feroce nostalgia del dirigismo, la consapevolezza ecologica e territoriale a chi riesce a vedere solo i flussi di cassa? Eppure, malgrado tutto, continua in Italia il fiorire di esperienze che - a partire dal rilancio della dimensione locale e dal recupero, per la cittadinanza, di un ruolo attivo e propositivo nei processi di decisione e di trasformazione - dimostrano concretamente la possibilità di una riconversione autosostenibile dello "sviluppo": sono casi di dimensioni differenti, che vanno dal piccolo Comune che arriva a riciclare oltre il 70% dei rifiuti solidi urbani, alla Città che crea un indirizzo figurativo ove attribuire la residenza a tutti i senza fissa dimora, alla Regione che riconosce la partecipazione come principio-guida di tutta la propria legislazione; e sono la riprova della persistenza di uno spazio di manovra per chi crede che, dalle crisi, non si esca ridimensionando le proprie aspirazioni ma proprio rilanciandole in alto, dal momento che (per parafrasare Horkheimer e Adorno) l'unico sviluppo possibile è oggi la critica dello sviluppo.
È in questo spazio residuo ma prolifico di operatività che cercheremo, a partire da domani a Firenze, di capire e di mostrare a cosa mai serva la Rete: non già ad annunciare, vox clamantis in deserto, vane e incerte utopie, a riflettere sardonicamente sul buon tempo perduto o a collezionare sterili controesempi allo strapotere della globalizzazione finanziaria; ma ad offrire un'arena di confronto e di auto-organizzazione a tutte quelle realtà e quei soggetti (amministratori, studiosi, associazioni e cittadini) che, a dispetto di crisi di ogni sorta, continuano a lavorare per il cambiamento.
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