Associazione Rete Nuovo
Municipio
Nodo Nord Ovest
Note e proposte sulla
strutturazione della partecipazione nella Provincia di Milano
G.F. 29/09/04 (bozza)
. La partecipazione non è una funzione settoriale o un politica “a
parte”. La responsabilità specifica (assessorato) è bene quindi
sia tradotta:
-
in termini relazionali
(con altri soggetti);
-
in termini interferenti
con le varie politiche provinciali.
. La partecipazione non è solo una questione
di metodo per la ricostruzione della democrazia della decisione; è anche
una questione di merito: non vi è partecipazione reale se non riguarda
scelte sostanziali (su opzioni di sviluppo, condizioni di vita / wellfare, su ambiente e territorio). La partecipazione ha
cose da dire su sviluppo locale, altre economie, valori e differenze
territoriali, beni pubblici e risorse.
. La relazione essenziale non può che
essere istituita con i comuni; e con le pratiche partecipative di base
nei comuni:
-
“verticali” (il
rapporto comuni / soggetti sociali)
-
e “orizzontali”
(le reti intercomunali, la governance di base sul territorio e le sue
aggregazioni, appunto di rete o su
macrotemi).
In questo si traduce la svolta auspicata della Provincia
da puro ente sovraordinato a “Provincia dei comuni”
Si ritiene che la Provincia
debba anche costruire iniziative di relazione
diretta con i soggetti sociali a
scala provinciale (mediante Forum di associazioni o eventi specifici su temi
emergenti in certe fasi); ma si propone che il compito principale sia di
coordinamento, supporto e sviluppo delle
pratiche esistenti di base.
-
I processi
partecipativi comunali debbono trovare supporto e potenziamento quando
riguardano reti o iniziative temporanee (su temi) che superano la
dimensione ed il peso della iniziativa localizzata;
-
ma ancora più e
diversamente debbono essere strutturati in termini di “copianificazione”
e sostegno strumentale e finanziario quando
esprimono politiche di reti
intercomunali permanenti o strategie territoriali. In particolare su
quest’ultimo punto la Provincia può essere un punto di riferimento per la
produzione di “scenari condivisi”.
. “L’interferenza” deve riguardare la relazione attiva generale
(o sui nodi più importanti) con le principali politiche della provincia introducendo il metodo partecipativo e la
messa in discussione sociale delle scelte.
Quindi la responsabilità
sulla partecipazione implica una funzione di comunicazione e di interazione con
le altre responsabilità sui nodi importanti dei vari settori delle politiche
provinciali e sui progetti strategici tematici o territoriali. A partire
dalle buone pratiche parziali verso maggiori e più strutturali interventi
partecipativi (scenari condivisi).
E’ essenziale quindi una funzione
di coordinamento e di comunicazione che preluda a spostamenti nella
formulazione delle scelte verso il coinvolgimento sociale.
. Sembra necessario che una tale “politica
della partecipazione” disponga di uno
strumento solido ed attivo che costituisca un luogo di riferimento e di
iniziativa permanente: un “Ufficio delle politiche partecipative” (o qualche definizione analoga)
Una struttura di supporto
concreto all’assessore competente per una efficacia di quella azione
relazionale e interferente nelle politiche. Quindi una struttura
essenzialmente di coordinamento e di
iniziativa su questa base.
Compito principale di questa
struttura dovrebbe quindi essere una azione, come si è detto, di relazione con i municipi già impegnati
nella partecipazione e sperimentazione di altro sviluppo o di incentivazione di
nuove esperienze nelle reti locali. E di connessione con i vari settori
dell’amministrazione man mano coinvolti in azioni partecipative.
Una struttura che abbia una
componente Politica (ovviamente) , una Amministrativa ed una Scientifica e tecnica.
E che sia uno strumento aperto,
correlato con le pratiche ed i
saperi partecipativi.
Uno strumento che si doti di
una base conoscitiva e comunicativa e di accumulo di saperi per definire su
questa base definire interventi e supporti alle pratiche in campo.
Se questa è la natura della struttura
proposta si può iniziare a discutere forme e ruolo delle funzioni e
strumenti di cui si deve dotare
. Una funzione osservatorio, archivio
strumentale e repertorio.
Basata sulla osservazione,
censimento, analisi delle pratiche partecipative (e sulla comunicazione
interattiva con esse) che accumuli documentazione di buone pratiche e che
definisca strumenti di azione, manuali, indirizzi di processo; fornendoli agli
interlocutori di base.
Questa funzione deve anche
condurre alla costruzione di un repertorio di “agenti” della partecipazione e dello
sviluppo locale (un ‘data base’ di esperti connotati, professionali, di istituti
scientifici o di laboratori universitari) che siano già attivi e radicati nei
territori e/o sui vari temi e la cui azione sia incentivata; oppure che possano
essere attivati a supporto di esperienze nascenti.
. Una funzione di laboratorio di ricerca
/azione che definisca progetti territoriali o tematici da sviluppare e che
possa intervenire a vari livelli mettendo in campo risorse di vario tipo ed
attivando / incentivando anche agenti “tecnici” del repertorio suddetto (possibilmente
già in campo).
Si tratterebbe di un pluri-laboratorio articolato, affidato ai vari
attori ed agenti nella loro autonomia; che rimane però in rete (la
funzione di rete e di accumulo / confronto
di esperienze è essenziale e va strutturata).
. Si propone che questa ricerca azione dia
anche luogo ad una funzione/struttura che si possa definire “laboratorio
strategico” : elaborazione di proposte altamente qualificate appunto su
questioni strategiche e emergenti in
particolari aree significative (reti
rilevanti di comuni, circondari, aree critiche) o su
temi chiave; producendo (come si è già detto) soprattutto definizioni di
scenari condivisi. Incentivando eventualmente (anche in tali casi) operazioni
già in atto o in programma ma che non raggiungono stadi partecipativi
strutturati o tematizzazioni adeguate sulle
alternative di sviluppo.
Queste elaborazioni
strategiche vanno sostenute o proposte attivando soprattutto competenze
universitarie capaci di azioni interattive di studio e proposta di questo
livello.
. L’insieme ( o almeno alcune) delle
funzioni di osservatorio e laboratorio richiedono una direzione
scientifica di coordinamento, impostazione, discussione di opzioni di
fondo; anch’essa a maggior ragione di
livello universitario. E che non competa con altre figure professionali
e scientifiche esperte (anzi ne cerchi la collaborazione), assumendo ruolo
diretto di elaborazione (eventuale) solo in alcune azioni di laboratorio
strategico.