Mercoledì 9 Marzo ero a Firenze
Luigi Meconi

Mercoledì 9 marzo ero a Firenze per più motivi.
Ero a Firenze, anzitutto, perché, da marchigiano, ho visto e vedo nelle esperienze della Rete del Nuovo Municipio toscana, nelle iniziative del gruppo di Firenze prima e dopo l’elezione del Sindaco, nella proposta di legge per la ripubblicizzazione dell’acqua, (unico caso in Italia e unico percorso, anche a mio giudizio, per vincere lacci e laccioli delle normative nazionali e degli orientamenti UE), nell’interesse di alcuni vostri cittadini del Mugello sulle esperienze di Bilancio Partecipativo nella mia Altidona congiunte a riflessioni contro le privatizzazioni in atto perfino dei Comuni (una contraddizione in termini, ma è sempre più evidente che si stanno trasformando in una sorta di innaturali finanziarie), e ora nel nuovo percorso per l’avvio, anche a livello regionale, di forme di democrazia diretta tra Regione e cittadino tutte da inventare, “la punta più avanzata di una democrazia municipale, e non solo, più avanzata”. A fine seminario ho parlato di questa “punta” a Pardi.
Pardi mi ha risposto più con gesti che con parole. Una “punta”, e con le mani diceva che la punta si va, e faceva un gesto intorno a un suo dito. Accortosi che non capivo mi ha detto espressamente che la punta si va ‘arrotondando’. Come dire che sembra oramai inidonea per i suoi scopi.
Ero poi a Firenze per sentire persone oramai per me insostituibili. Ed ecco, ancora una volta, le parole di Alberto Magnaghi che mi colpiscono. Non so dove le trova, ma non riesco mai a dargli torto. Parole che continuano ad aprire, a creare luce dove sembra essere precipitato il buio. E l’immenso lavoro di Giovanni Allegretti sul mondo; lavoro che, dopo la riapertura di porte, finestre, e perfino lucernari, dei nostri, oramai, oscuri Comuni, fatta da Alberto Magnaghi, apre anche il cielo, il mondo. Porte, finestre, perfino luce dai tetti, e cielo, per me lavoratore comunale, gomito a gomito tutti i giorni con amministratori comunali oramai annebbiati, che riaccendono speranze.
Mi direte che esagero, ma dopo due anni e mezzo di lavoro nella mia Altidona (AP) e le recenti 9 assemblee autogestite di Quartiere per la scelta delle priorità e la nomina del primo Consiglio del Bilancio Partecipativo in Italia, ho toccato con mano il muro che separa, anche se non da oggi, i cittadini dal loro Comune. Con me e i non pochi cittadini che vi hanno lavorato, penso lo abbia toccato un suo grande sostenitore, Sindaco Talamonti.
Separatezza tra Comune e cittadino, e sue forme associate, che ho risentito nelle parole di Beppe del Mugello.
Attenzione, se andiamo a decrittare i successivi interventi dei relatori, Chellini, Frias, Pazzagli e, più ancora, gli interventi dei presenti, questa separatezza tra istituzioni locali e cittadino traspariva ovunque.
Separatezza perfino tra gli stessi enti locali. Azzeccati i rilievi di Chellini sui limiti della “concertazione” e, più ancora, sugli Statuti Comunali che “quasi per niente si occupano delle forme di partecipazione ai livelli di governo provinciali e regionali”.
Sono venuto a Firenze con il suo nuovo Statuto regionale. Sfogliandolo mi sono imbattuto subito negli articoli 3 e 72. Il Prof. Umberto Allegretti ne ha poi dato una lettura che apre il lavoro da voi avviato per una legge regionale sulla partecipazione a tutte le forme più avanzate di Bilancio Partecipativo anche a livello regionale. Vorrei abbracciare chi ha messo giù quegli articoli. Allegretti l’ho già complimentato.
Non ho parlato fin qui di Martini, Presidente della Regione presente. Su Il Sole 24 Ore del 24 febbraio 2005 c’è una sua foto e questi titoli: “Le Regioni Ue a Barroso: sì alle liberalizzazioni ma senza vincoli per gli enti locali – Altolà ai privati nei servizi locali”. Nel testo scopro che Martini è addirittura il Portavoce delle Regioni Ue.
A Firenze mi aspettavo di capire meglio quell’”altolà”.
Ecco cosa ho capito.
Martini, basta ricordare le sue parole sui “limiti della democrazia delegata”, “democrazia che si va corrodendo” e il suo invito al “passo avanti nelle dinamizzazione dei corpi sociali”, è parte di quella ancora piccola, per me, classe politica che, onestamente, si è accorta di aver perso i contatti con i cittadini. Ecco i titoli a pagina piena de La Repubblica del 10 novembre 2004: “Addio agli impiegati comunali - ‘Anche l’anagrafe ai privati’ - La crisi dell’Emilia rossa: così si perde contatto con i cittadini”.
Ma Martini è anche quello che, prendendo spunto da un passaggio della relazione di Magnaghi in cui invitava a passare dalla distinzione “pubblico-privato” a “servizio-merce”, ecco uscirsene con una battuta di condivisione per proseguire: “Non si può continuare a sentire chi dice che anche l’1% del privato è la negazione del pubblico”. Martini ha aggiunto di “non poterne più di essere continuamente tirato per la giacchetta” su questo tema.
Da questa battuta, sapendo, anche da modesto segretario comunale di montagna e avvocato, che quell’1% può aversi solo trasformando i noti “enti strumentali dei Comuni”, cioè le antiche Aziende o Municipalizzate o Consorzi, in Società di capitali. Conoscendo, in più, sia gli accordi di Marrakech con il WTO sulla “progressiva liberalizzazione dei servizi: nazionali, regionali e locali”, che i libri Verde, Bianco e, non ultima, la direttiva Bolkestein, oltre, ovviamente a un po’ di diritto amministrativo e civile. Conoscendo questo, Martini, anche se non faccio fatica a metterlo accanto ad altri onesti politici con dubbi, lei con questa battuta conferma di essere tra quelli oggi in mano alla diciamo morsa del mercato. E, forse, tra quelli che spuntano le “punte” di Pardi.
Quel miliardo e seicento milioni di € di fatturato in un solo anno (Il Sole 24 Ore Centro Nord del 2 febbraio 2005) delle 5 multiservizi Spa della Toscana totalmente pubbliche per 3 servizi: acqua, gas e rifiuti, contano, mi sono detto. Specie per un Presidente di Regione.
Spa e multiutility che hanno portato recentemente Sandro Cipollari, ex segretario della Camera del Lavoro di Fermo, a scrivere che tra non molto l’ASITE Srl messa su dal Comune di Fermo ad avere un bilancio più grande dello stesso Comune. Per fatturare, infatti, sta via via assorbendo tutti i servizi possibili immaginabili del Comune. Che ne è dell’imparzialità e della buona amministrazione a voi immaginarlo. Cipollari non ci vede affatto chiaro.
Nella mia Regione, Presidente Martini, le Marche, ho scoperto anche altro. Ho scoperto che per questi servizi: sanità, sociale, acqua, rifiuti, i Consigli Comunali dei nostri 246 Comuni non contano più nulla (Monica Sgherri ha ragioni da vendere quando dice che i Consigli Comunali sono stati esautorati). Fa tutto il Comitato di Sindaci. Va da se che nel sociale, ad esempio, le politiche cominciano a farle, per la sinistra, la Comunità di Capodarco; per il Centro destra, la Compagnia delle Opere.
Sono anni che i Comuni vanno esternalizzando perfino i tributi.
Ultimo, amici architetti, vedo avanzare velocemente anche l’urbanistica contrattata.
Su Il Sole 24 Ore di alcuni mesi fa altro titolo: “Ai privati anche l’ambiente”. Era in corso d’approvazione la legge, neocentralistica, sull’ambiente.
Tre anni fa, parlando su questi temi con un tecnico dell’Ufficio studi ANCI di Roma, se ne uscì con questo: “Siamo diventati l’Italia S.p.A.”.
C’è chi risponde: ma non si può tornare indietro! Vero. Premesso che dice il falso chi sostiene che gestendo i beni comuni con i vecchi entri strumentali significa non uscire da diseconomie e clientele. Nulla concedendo ai sostenitori delle public company in quanto a maggiore efficienza e altro, la Enron e simili insegnano, dove è scritto che tra enti strumentali non si possono creare reti, sinergie, sistemi? E la Consip? Che opera addirittura a livello nazionale. E il bencemarking? E, da ultimi, ma non ultimi, i processi di Bilancio Partecipativo?
O si è ciechi, Martini, e non parlo delle ultime finanziarie, tutte mirate ancor più dell’Ulivo a privatizzare, o aspettiamoci non più dei Comuni, ma delle Holding, o delle diciamo Finanziarie.
Magnaghi, sapendo che lavoro sul tema dell’accorpamento dei piccoli Comuni, mi dice sempre di essere contro ogni fusione di piccoli Comuni. Vieni a trovarmi e, dati alla mano, ti dimostrerò che se io miro allo loro fusioni lasciando integre le loro identità culturali, altri sono a una fase molto avanzata per la loro chiusura. Dei piccoli come dei grandi Comuni.
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Altidona, 12 marzo 2005 – Luigi dr. avv. Meconi (segretario comunale)